Cambridge Analytica: Lo scandalo del XXI secolo

Cambridge Analytica: Lo scandalo del XXI secolo

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Inizio del 2018, il più grande scandalo della Silicon Valley sta per invadere i media di tutto il mondo. Viene infatti rivelato che Cambridge Analytica ha raccolto i dati personali di 87 milioni di account Facebook senza il loro consenso e li ha usati per scopi di propaganda politica.

I primi J’accuse già nel 2015

Tuttavia le prime denunce relative ad un caso Cambridge Analytica risalgono ben prima che la notizia giungesse alle luci della ribalta nel 2018.

Infatti la prima denuncia risale al dicembre 2015, quando Harry Davies, giornalista di The Guardian, riferisce che Cambridge Analytica stava lavorando per il senatore degli Stati Uniti Ted Cruz utilizzando i dati raccolti da milioni di account Facebook senza il consenso dei rispettivi utenti.

Facebook rifiuta di commentare la storia in quanto sosteneva di stare già indagando.

Lo scandalo definitivo scoppia a marzo 2018 a causa delle rivelazioni un ex dipendente di Cambridge Analytica.

La vicenda

Nel 2015, Aleksandr Kogan, docente di psicologia a Cambridge, attraverso l’app Thisisyourdigitallife collegata a Facebook, è riuscito a ottenere la profilazione di primi 270.000 utenti, che ignari hanno dato il consenso per partecipare ad un’indagine a fini esclusivamente accademici.

Ciascuno degli utenti di Facebook ha consentito l’accesso anche alle informazioni dei propri amici: così Kogan è riuscito ad ottenere ben oltre 50 milioni di profili Facebook, che in seguito verranno venduti a Cambridge Analytica. Tuttavia Facebook stima che il numero effettivo si aggiri attorno agli 87 milioni di profili.

 I dati erano, per Cambridge Analytica, abbastanza accurati da poter creare dei profili psicologici dei possessori dei dati o per poter creare dei profili ai quali suggerire che tipo di pubblicità sarebbe stato più pertinente per convincere una determinata persona a spostarsi verso un determinato schieramento politico.

Varie organizzazioni politiche hanno utilizzato queste informazioni per influenzare l’opinione pubblica, ad esempio:

  • nelle campagne elettorali di Donald Trump e Ted Cruz
  • nel referendum sulla Brexit del 2016
  • nelle elezioni del Messico del 2018

Le conseguenze

La vicenda è stata un problema, un errore, una mancanza di fiducia. Ricorda inoltre a tutti dell’esistenza del Diritto di accesso ai dati personali.

Mark Zuckemberg, CEO di Facebook

Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg dopo tali dichiarazioni si è tuttavia impegnato nel modificare e riformare la policy di Facebook al fine di prevenire eventi simili in futuro.

Zuckerberg

Nel luglio 2019, la Federal Trade Commission ha stabilito di multare Facebook per una cifra pari a $5 miliardi di dollari (€4 miliardi e mezzo circa) per sistemare la situazione riguardante lo scandalo.

Durante la testimonianza al Congresso il 10 aprile 2018, Mark Zuckerberg si è assunto la responsabilità dell’errore definendolo come “personale”, e sostenendo anche di non aver fatto abbastanza per prevenire una situazione del genere.

“È stato un mio errore, e ne sono dispiaciuto. Io ho creato Facebook, io lo mando avanti, e sono io il responsabile di ciò che accade.”

MArk zuckemberg

Cosa ci aspetta il futuro

In Europa, grazie GDPR, General Data Protection Regulation dal 2018 siamo maggiormente protetti, in quanto esso impone a tutte le aziende europee un cambio di paradigma in tema privacy.

Si è accesa una piccola luce sulla gestione dei dati da parte delle big tech, ma le soluzioni e i regolamenti, specialmente in America, sono ancora molto lontani dall’imporre alle aziende un corretto utilizzo dei dati.

Fonti

 

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